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La storia di Assemini: tra passato e presente

Tra passato e presente per riscoprire la storia di Assemini, dall’Ottocento fino ai giorni nostri. Tra gli anni Trenta e Cinquanta dell’Ottocento Goffredo Casalis diede l’incarico a padre Vittorio Angius di raccogliere tutte le informazioni sulla Sardegna. Le pubblicò nel Dizionario geografico storico statistico commerciale degli Stati di S.M. il re di Sardegna. Angius oltre a studiare le opere storiche girò tutta l’isola annotando tutte le informazioni utili alla sua ricerca: usi e costumi, lingua parlata, popolazione, attività economiche e caratteristiche di abitazioni private e pubblici edifici.

 

 

La storia di Assemini nell’Ottocento

Annotazioni di Vittorio Angius sugli asseminesi e sulle loro case

Quando arrivò ad Assemini, Vittorio Angius, annotò che erano presenti 495 famiglie, in tutto 2025 persone che vivevano in 480 case. Queste erano costruite in mattoni crudi e caratterizzate solo dal pian terreno, un cortile e un orticello. A volte c’era il pozzo in cui però l’acqua era salmastra e si usava solo per il bucato e usi di famiglia. Nei periodi di siccità veniva presa l’acqua dalla fontana Canabis, pozzo romano costruito con blocchi di arenaria, con copertura a crociera a base quadrata, costituita da un’apertura per lato dove poter prendere l’acqua.

 

Degli asseminesi scriveva che erano persone con un carattere lodevole, pacifici, laboriosi, sobri, pieni di vigore, armigeri, amanti della caccia e sapevano governare bene il cavallo.

 

 

Abbigliamento

Gli anziani e le persone distinte indossavano il collettu, cioè una casacca in pelle di vitello, senza maniche che arrivava fino a metà gamba; gli altri indossavano la mastrùca, una sorta di cappotto con pelliccia naturale verso l’esterno, oppure un giubbone di albagio (grossolano panno di lana), calzoni cortissimi larghi, cartucciera o cinto di cuoio, calzoni bianchi larghi sotto il ginocchio, calze di albagio, cappotto sopra il ginocchio e in testa berretti neri lunghi. Le donne invece indossavano gonne lunghe, un grembiule, un bustino e in testa un grande fazzoletto aperto con due capi intrecciati sotto il mento.

 

 

Strade, chiese, feste ed economia dell’Ottocento ad Assemini

Le strade del villaggio erano larghe, tra cui la principale, via Cagliari, era la più regolare e da qui passavano tutti coloro che, partendo da Decimomannu, andavano a Cagliari.

La chiesa parrocchiale era ed è tutt’oggi dedicata a San Pietro, le altre chiese erano dedicate a S. Giovanni, S. Cristoforo, S.Francesco di Paola a cui era annesso il convento (non più presente). Le chiese che allora erano rurali e che oggi invece sono inglobate nell’assetto urbano erano dedicate a S. Andrea e S. Lucia.

 

La festa in onore di Sant’Andrea si festeggiava il 21 settembre con una corsa di cavalli, stessa cosa per quella in onore di S. Lucia che veniva festeggiata la domenica dopo Pasqua e il 13 dicembre. Il divertimento degli asseminesi era il ballo nella piazza, accompagnato dal suono delle launeddas.

 

Le attività economiche praticate erano l’agricoltura, la pastorizia, la pesca nei fiumi e nella laguna, la caccia e la produzione di ceramiche: brocche, scodelle, fiaschi, tegami, casseruole e altri vasi. Le donne si occupavano della tessitura, in quegli anni erano presenti più di 400 telai e i tessuti, secondo l’Angius, erano molto belli.

Il territorio è in parte pianura e in parte montagna ed è diviso da due fiumi che sfociano sulla laguna, il Rio Mannu e il Cixerri.

 

Credo che l’Angius abbia descritto molto bene Assemini e il suo territorio, con una descrizione accurata sotto ogni aspetto. È stato molto interessante leggerlo per approfondire e capire meglio la storia di Assemini, com’era la vita nella prima metà dell’Ottocento, quando era solo un villaggio.

 

 

La storia di Assemini nel Novecento

Il Conte Angelo Ceconi

Alcune cose nel tempo sono cambiate. Nei primi anni del Novecento la storia di Assemini e il suo paesaggio vengono  notevolmente modificate ad opera di un’ingegnere austro-friulano, il Conte Angelo Ceconi. Arrivò a Cagliari nel 1902 insieme al padre Giacomo per alcune commesse per lavori di sistemazione del porto di Cagliari. Giacomo Ceconi fu uno dei più grandi costruttori di ferrovie e strade dell’Impero Austro-Ungarico,

 

Il Conte, laureato in ingegneria idraulica, dopo il suo arrivo in Sardegna venne a sapere della vendita di un vasto appezzamento terriero vicino Cagliari, ad Assemini. Ne rimase talmente affascinato che decise di acquistarli e trasferirsi, nonostante la rendita di questi terreni fosse davvero scarsa. Si trattava infatti di pascoli e fondi acquitrinosi nella valle dei fiumi Mannu e Cixerri.

 

Assemini in quegli anni era caratterizzata da case in ladiri, mattoni crudi di fango misto a paglia, con i tetti di tegola, costruite intorno alla chiesa di San Pietro. Tutto intorno c’era solo campagna, i fiumi, la laguna e le montagne. Insieme ai terreni acquistò anche la casa padronale degli Orrù Paderi, in stile piemontese della fine del Settecento e altri terreni per un totale di 1200 ettari.

 

Opere dell’ingegnere Ceconi

Il Conte modificò notevolmente il paesaggio asseminese, ristrutturò i vecchi fabbricati e ne costruì altri, bonificò i terreni acquitrinosi costruendo canali di scolo, ripulì quelli cespugliosi e ci costruì fabbricati, impiantando inoltre vigneti e mandorleti.

 

Importò macchine agricole all’avanguardia per l’epoca, insegnando ai braccianti a tagliare il foraggio, portò gli aratri Sack, le seminatrici, le mietileghe. A lui si devono le trivellazioni per la ricerca di acqua potabile che mise a disposizione di tutti gli asseminesi. Essi infatti si recavano nel suo cortile a prendere l’acqua da una pompa a mano, chiamata da tutti “sa funtana e su conti” (la fontana del conte). Era uno dei pochi punti di approvigionamento di acqua potabile attinta da una falda molto profonda.

 

Nel 1904 venne organizzato il Congresso Turistico a Cagliari dal Touring Club Italiano. In questa occasione il direttore generale Federico Johnson fece per la prima volta un giro nell’isola con l’automobile 16 HP Isotta Fraschini. Dopo centinaia di chilometri arrivò ad Assemini e fece una tappa nel cortile del conte Ceconi, dove era stato organizzato un rinfresco.

 

Il Conte realizzò una moderna azienda agricola apprezzata e conosciuta. Nel 1917 il giornalista e scrittore Pasquale Marica aggiunse, nell’edizione italiana dell’Itinerario dell’isola di Sardegna, pubblicato nell’Ottocento da Alberto Della Marmora, altri dettagli su Assemini e su ciò che aveva realizzato il Conte Ceconi. Seguirono altri articoli sulle sue innovazioni e sui progressi dell’agricoltura e dell’allevamento nell’isola anche in altri periodici.

 

Ingegnere Luigi Conti Vecchi

L’azienda assunse le sue dimensioni definitive alla fine degli anni Venti, periodo in cui un altro ingegnere, Luigi Conti Vecchi, iniziò a realizzare un’importantissima opera di bonifica nella vicina Laguna di Santa Gilla. In quegli anni infatti questa zona era paludosa e infestata dalla malaria. Vi impiantò una salina e costruì un villagio per i dipendenti, gli operai e i dirigenti, con tutto ciò che poteva servire: case, scuole, strutture ricreative. Grazie a questa realtà industriale all’avanguardia ed eco-sostenibile si ebbe un notevole sviluppo economico e sociale.

 

Oggi giorno le saline sono ancora in funzione e grazie al FAI sono valorizzate. Si possono infatti visitare i vecchi edifici della direzione, il laboratorio chimico, l’officina, l’ex falegnameria, si può fare un giro in trenino tra le vasche e le montagne di sale e passeggiare nel villaggio operaio.

 

Con il tempo la popolazione ad Assemini cresce e il paese diventa sempre più grande. Nel 1920 la popolazione è costituita da circa 4000 persone, nel 1951 da 7000 e nel 1984 da 16.727.

 

 

Assemini oggi

Oggi Assemini è una città che conta 25.744 abitanti, in cui si trovano tutti i servizi più importanti ma il centro storico conserva ancora tracce del passato. Case campidanesi, vecchi portoni, muri in ladiri, il grande arco in pietra del portale che portava alla propietà del Conte Ceconi, tutt’ora il più grande di Assemini, le stalle e la casa del fattore. Successivamente ci abitò la nipote del Conte, Eva Kitzmüller, che continuò a gestire l’azienda dopo la morte dello zio, fino al 1970, anno in cui decise di tornare in Friuli.

 

 

Se vuoi approfondire la storia del Conte Angelo Ceconi ti consiglio di acquistare il libro scritto da Hans Kitzmüller: “Angelo Ceconi. Imprenditore agricolo ad Assemini dal 1902 al 1944”, edizioni Braitan.

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7 commenti

  • Pino Dessi

    Bellissimo il suo lavoro complimenti.Da assessore alla cultura a suo tempo,con il bravissimo Vittorio Matta organizza i una mostra intitolata ” Assemini viaggio nelle immagini ” fu un successo che coinvolse i cittadini con loro foto.Buona prosecuzione per lavori futuri.

  • Rimagliaversi

    Sabato 29 /04/ 2023 ore 11 Propongo un fiore per il Conte Cecconi
    chi vuole unirsi per un incontro in Camposanto di Assemini
    sarà come riesumare il ricordo il nostro benefattore asseminese.

    Sarà gradita la presenza di voi tutti.

  • Mscalas

    Buongiorno,
    bellissimo articolo molto interessante. Complimenti!
    C’è però una piccola imprecisione per quanto riguarda la descrizione dell’abito tradizionale asseminese, su collettu non è la camicia come erroneamente scritto, ma una veste di pelle conciata, lunga fino al ginocchio, senza maniche, che veniva indossata sopra la camicia.

    Saluti.

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