chiesa san giovanni battista
Assemini

Chiesa di San Giovanni Battista ad Assemini

Assemini, città a pochi chilometri da Cagliari, è conosciuta per la sua antica tradizione della ceramica ma non tutti sanno che nel centro storico conserva una grande testimonianza dell’architettura bizantina: la chiesa di San Giovanni Battista. Situata nel centro storico, è vicinissima alla Chiesa di San Pietro. Oggi le due chiese hanno stili architettonici completamente diversi ma l’impianto originario potrebbe essere riferibile per entrambe al periodo bizantino. La Chiesa di San Giovanni Battista è sicuramente la più antica tra le due, è datata al X secolo d.C. ma alcuni studiosi ipotizzano una datazione più alta, tra VI e VII secolo.

 

La sua grande importanza è data dal suo stile architettonico e dalle testimonianze epigrafiche che conserva al suo interno. La discordanza di ipotesi sulla sua fondazione nasce dalla particolarità della sua struttura architettonica che rappresenta un unicum in tutta la Sardegna. La chiesa presenta una pianta a croce greca inscritta in un quadrato sovrastata da una cupola all’incrocio dei bracci, mentre le altre testimonianze bizantine che hanno uno sviluppo planimetrico cruciforme hanno una pianta a croce libera. 

 

 

Testimonianze epigrafiche nella chiesa di San Giovanni Battista ad Assemini

chiesa di san giovanni battista ad assemini

Le testimonianze epigrafiche marmoree ritrovate all’interno di questa chiesa sono di epoca mediobizantina, compresa tra X e XI secolo. In queste iscrizioni vengono menzionati dei personaggi molto importanti per l’epoca: l’arconte Torcotorio, sua moglie Getite e Nispella, moglie di un altro Torcotorio. Le due iscrizioni sono in lingua greca e riportano quanto segue:

 

  • Signore soccorri il tuo servo Torcotorio, Arconte di Sardegna, e la tua serva Geti.
  • In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, io Nispella di Ocote ho costruito il tempio dei Vescovi ed Apostoli Pietro e Paolo, di Giovanni Battista e della Vergine Martire Barbara, perchè con l’aiuto della loro preghiera il Signore Dio mi conceda il perdono per i miei peccati.

 

Quest’ultima iscrizione era in una lapide che fino al secolo scorso era posizionata come scalino in uno degli ingressi della chiesa di San Pietro. Secondo il canonico Spano la lapide doveva fungere da architrave nella costruzione originaria. Le due iscrizioni rappresentano una testimonianza preziosa perché documenta il periodo di passaggio tra la fine dell’autorità bizantina e l’inizio del potere giudicale nell’isola.

 

L’arconte infatti era una figura di potere paragonabile a quella di un governatore, nominato direttamente da Bisanzio. Per molto tempo si è ritenuto che questi marmi decorativi ed epigrafici fossero riferibili all’impianto originario della chiesa ma secondo alcune tesi sarebbero stati inseriti in un momento successivo.

 

 

Studi ed apprfondimenti

Osservando la struttura notiamo un’altra particolarità che ha fatto discutere gli studiosi: il perimetro esterno che racchiude le quattro camere angolari presenta una differenza di precisione nella messa in opera dei conci calcarei. Notiamo infatti che in questa parte è frettolosa e poco curata, con l’aggiunta di pietrame più piccolo legato con malta. Il resto della muratura è invece più regolare e precisa. Ciò si potrebbe spiegare come una parziale ricostruzione in un periodo successivo o in una costruzione ex-novo. La tradizione orale fa risalire questo rifacimento alla metà del XIX secolo ma non ci sono elementi che possano confutare questa ipotesi.

 

chiesa di san giovanni battista ad assemini

La facciata è caratterizzata da un portale centinato sovrastato da una piccola finestrella e dal campanile a vela, probabilmente successivo. La campana infatti presenta la scritta: “San Giovanni Battista/Assemini – rifusa nel 1860 dai fratelli Vincenzo e Pietro Cocco”. L’interno della chiesa si presenta molto raccolto e austero. Fino al 1919 l’altare si trovava in una posizione più avanzata, sotto la cupola, ma in seguito ai lavori di ristrutturazione fu spostato indietro. Se osserviamo i segni sul muro sotto la cupola possiamo notare la posizione esatta che aveva un tempo.

 

Lungo i muri perimetrali dei quattro bracci una cornice impreziosisce l’interno nella sua semplicità. La piccola cupola è inserita per due terzi in un tiburio cubico che la nasconde parzialmente all’esterno. All’ingresso troviamo un bellissimo elemento di pregio, un capitello di tipo composito a foglia d’acqua, a sei foglie lisce e ricurve verso l’esterno del IV-V secolo, riutilizzato come acquasantiera.

 

 

Il rito di San Giovanni

San Giovanni si festeggia il 24 giugno, i suoi attributi sono il fuoco e l’acqua, elementi legati all’amicizia e al comparaggio de “goppai e gommai de is froris” (compare e comare dei fiori) .

 

Il 24 giugno ci sono i festeggiamenti in onore del Santo nella piccola piazza antistante la chiesa. Da qualche anno a questa parte si ripropongono simbolicamente i riti del salto nel fuoco e del comparaggio de “goppai e gommai de is froris”. Queste due antiche usanze derivano da riti pagani propiziatori che si celebrano nella notte del 23 giugno, nel solstizio d’estate.

 

Per diventare compari di San Giovanni gli uomini dovevano saltare il fuoco presi per mano. Le comari invece nella notte di San Giovanni dovevano preparare l’acqua profumata di petali di rose, fiori ed erbe aromatiche (iperico, lavanda, elicriso, timo, menta, rosmarino) e la mattina seguente dovevano lavarsi il viso con questa acqua profumata suggellando il loro legame.

 

L’acqua è simbolo della vita per le sue virtù terapeutiche e divinatorie. Diventare compari significava amicizia, reciprocità e mutualità nei momenti di bisogno familiare e lavorativo. I due amici che suggellano il comparaggio si chiameranno tra loro goppai e gommai.

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