
Il rito di San Giovanni Battista in Sardegna
Tra fuoco, acqua e antichi saperi
Nel cuore della Sardegna, la notte del 23 giugno — vigilia della festa di San Giovanni Battista — è intrisa di magia, simbolismo e tradizioni ancestrali. Il rito di San Giovanni Battista, affonda le sue radici ben prima dell’evangelizzazione cristiana. Elementi pagani e cristiani si uniscono in un sincretismo affascinante, ancora oggi vivo in numerose comunità dell’isola.
Origini e sincretismo culturale del rito di San Giovanni
San Giovanni Battista, celebrato il 24 giugno, è una delle figure più amate del calendario cristiano. Precursore di Cristo, è tradizionalmente legato all’acqua e al battesimo, ma in Sardegna — come in molte aree del Mediterraneo — il culto del santo si è sovrapposto a riti molto più antichi, legati al solstizio d’estate e ai cicli naturali.
La vigilia della festa, infatti, cade in prossimità del solstizio (21 giugno), un momento di passaggio cosmico. Nella visione arcaica segna un’apertura tra i mondi visibile e invisibile, tra la natura e lo spirito. I riti tradizionali di questa notte mescolano dunque elementi cristiani con antichi culti agrari, propiziatori e purificatori.
I simboli fondamentali: fuoco e acqua
Il binomio simbolico di fuoco e acqua domina la notte di San Giovanni. Due elementi opposti ma complementari, uniti in un abbraccio rituale che simboleggia purificazione, fertilità e rinnovamento.
I fuochi di San Giovanni
In molte località sarde vengono accesi falò comunitari — su fogu e’ Santu Giuanni (il fuoco di San Giovanni) — intorno ai quali si raccolgono le persone del paese. Il salto del fuoco è uno dei gesti più caratteristici e simbolici: fidanzati, amici o membri della stessa famiglia si tengono per mano e saltano insieme le fiamme. Il gesto è carico di significato: rafforza il legame, scaccia la malasorte e assicura protezione e prosperità. In alcune varianti, le coppie che superano il salto restando unite sono considerate “comari” o “compari de froris” — una sorta di fratellanza sacra che dura tutta la vita.
L’acqua di San Giovanni: come si prepara?
L’acqua è l’altro elemento centrale, protagonista di un rituale che si svolge nella notte tra il 23 e il 24 giugno. Il rito per preparare la cosiddetta “acqua di San Giovanni” inizia al tramonto con la raccolta delle erbe e dei fiori che serviranno per preparare un infuso. Quest’acqua dalle ricche virtù viene ricavata lasciando macerare, durante la notte, fiori e piante spontanee raccolti nei campi (iperico, elicriso, timo, lavanda, camomilla, felce, menta, rosmarino, ecc.).
Secondo la tradizione, per far si che il rito di San Giovanni Battista sia davvero efficace, bisogna rispettare alcune semplici indicazioni: la persona che prepara l’acqua deve essere a digiuno e i fiori devono essere in numero dispari. Dopo aver lasciato macerare i fiori per tutta la notte sotto la luce della luna, l’acqua è pronta per il rituale e, all’alba, ci si può lavare il viso. Si ritiene abbia virtù curative, protettive e propiziatorie, è un gesto di rinascita, simbolo di una nuova purificazione spirituale e fisica.
Hai mai preparato l’acqua di San Giovanni? Raccontamelo nei commenti e fammi sapere come la prepari. Io non l’ho mai preparata ma è un rito che mi affascina e che mi piacerebbe fare, purtroppo però non ho mai avuto tempo e modo di andare a raccogliere erbe e fiori, chissà che questo non sia l’anno giusto!
La raccolta delle erbe e il sapere popolare
Il momento più importante e delicato è la raccolta delle erbe, effettuata spesso nelle ore del tramonto del 23 giugno, secondo regole tramandate oralmente. Le erbe devono essere raccolte in silenzio, con rispetto e consapevolezza. Alcune tradizioni vogliono che siano nove le piante, altre che siano sette, ma tutte devono essere fresche e spontanee. Queste erbe non solo servono per preparare l’acqua sacra, ma vengono anche essiccate e conservate per l’intero anno, usate in decotti, talismani o appese come protezione contro il malocchio.
Tradizioni locali: un patrimonio diversificato
Ogni comunità sarda celebra la notte di San Giovanni a suo modo, con usanze che variano da paese a paese. Nelle comunità in cui è presente una chiesa dedicata o il cui nome stesso è legato al nome del Santo come San Giovanni Suergiu o San Giovanni di Sinis il rito è più sentito e radicato. In questi luoghi il culto assume una centralità religiosa, sociale e culturale, che si esprime sia nei riti liturgici sia in tradizioni popolari. Qui è sempre presente infatti una confraternita che cura il novenario, le processioni, i falò o un comitato che organizza la festa. In queste località il confine tra rito religioso e rito magico-popolare è più sfumato e si mantengono vive le tradizioni come il falò di San Giovanni, il salto del fuoco e l’uso dell’acqua di San Giovanni.
Ad esempio:
Ad Assemini, la festa di San Giovanni si festeggia il 24-25 Giugno. È legata alla sagra della pecora, vengono organizzati balli tradizionali in piazza o spettacoli vari e, dopo la messa del 25, segue la processione del simulacro di San Giovanni Battista per le vie del paese, accompagnato da gruppi folk, cavalli bardati e suonatori di launeddas. Guarda il programma completo nella locandina;
- A Bosa, il Santo si porta in processione e, a seguire, viene celebrata la messa. La festa continua con le corse di cavalli, occasionalmente accompagnate da canti e balli sardi.
- A Santu Lussurgiu, si accendono numerosi falò e si svolgono riti pubblici e privati;
- Nelle zone del Nuorese e della Barbagia, si trovano forme di ritualità domestica legate alla figura del comparatico.
La chiesa di San Giovanni Battista ad Assemini
A rendere ancora più speciale la festa di San Giovanni ad Assemini è proprio la chiesa dedicata al santo, gioiello dell’architettura bizantina. Costruita tra il IX e il X secolo, presenta una pianta a croce greca sormontata da una cupola centrale, un unicum nell’isola. All’interno conserva epigrafi marmoree in lingua greca che citano l’arconte Torcotorio, governatore nominato da Bisanzio, e sua moglie Getite.
Ogni pietra della chiesa racconta una stratificazione di storie: dal riuso del capitello paleocristiano come acquasantiera, fino alla tradizione orale che parla di un portico scomparso o di un passaggio sotterraneo verso San Pietro.
È in questo luogo carico di spiritualità e memoria che si celebra ogni anno la festa in onore di San Giovanni. Scopri questo gioiello bizantino cliccando nel link qui sopra.
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